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giovedì 6 agosto 2020

Ex-Ilva. La cordata Goldman Sachs – Arcelor Mittal


La cordata di Goldman Sachs per l’acciaieria più importante in Europa, l’ex Ilva di Taranto, si collega a operazioni più ampie giocate sullo scacchiere internazionale.

L’Ex-Ilva di Taranto si sta spegnendo[1]. Rilevata dal gigante Arcelor Mittal dell’indiano Lakshmi Mittal, con la promessa di bonificare e mettere in sicurezza l’impianto, è oggi sotto l’ennesima inchiesta su “fatti e comportamenti inerenti al rapporto contrattuale con ArcelorMittal, lesivi dell’economia nazionale“[2]. Secondo i ricorrenti si mette in evidenza che il sito industriale di Taranto è considerato strategico per legge per l’economia nazionale. Fermare gli impianti, come si sta facendo in contraddizione rispetto agli accordi che hanno preceduto la rilevazione del complesso industriale precedentemente gestito dalla famiglia Riva tra dissesti, salvataggi e denunce penali, comporterebbe la violazione dell’Art.499 del codice penale riguardante la “Distruzione di materie prime o di prodotti agricoli o industriali ovvero di mezzi di produzione”.


“Chiunque, distruggendo materie prime o prodotti agricoli o industriali, ovvero mezzi di produzione – recita l’articolo - cagiona un grave nocumento alla produzione nazionale o fa venir meno in misura notevole merci di comune o largo consumo, è punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa non inferiore a duemilasessantacinque euro“.

Noccioline per chi gioca con cifre importanti. Dietro al successo del magnate indiano, presente nel consiglio di amministrazione di Goldman Sachs, troviamo Goldman Sachs, appunto, nelle vesti di advisor finanziario. E’ grazie a GS se Mittal Steel è riuscita ad acquisire Arcelor nel 2006 per 26,9 miliardi di euro. Arcelor era frutto dello sforzo realizzato nel 2001 da tre entità siderurgiche europee: Arbed (Lussemburgo), Aceralia (Spagna), Usinor (Francia). GS è riuscita a sbaragliare la concorrenza di Mittal, il russo Alexey Mordashov, disposto a prendere una partecipazione significativa nella società. Ma Goldman Sachs è riuscita a convincere il 20% degli azionisti di Arcelor a vanificare l’investimento di Mordashov fino a favorire l’acquisizione definitiva da parte di Mittal, e ponendo le basi per la creazione della più grande industria siderurgica esistente al mondo, Arcelor Mittal, appunto[3] che possiede e gestisce impianti di produzione ed estrazione dell’acciaio in Europa, Nord e SudAmerica, Asia e Africa. Produce prodotti finiti piatti e semilavorati, dalle lastre, alle bobine, ai fogli laminati ecc.[4].

Nel 2018 Mittal è riuscito ad acquisire anche Ilva tergiversando[5] sulla richiesta di bonificare il sito ed avviare un ammodernamento degli altiforni allo scopo di salvaguardare la salute della cittadinanza dietro pressioni sindacali e governative. Ma a pochi mesi dall’acquisizione, i parchi minerari coperti, nel frattempo, da una struttura che doveva servire a limitare la dispersione delle polveri in atmosfera durante i giorni maggiormente ventilati, sono vuoti. La denuncia ha rilevato che entro il 13 dicembre era previsto lo spegnimento dell’Altoforno 2, a fine dicembre dell’Altoforno 4 e a metà gennaio dell’Altoforno 1, con la definitiva fermata delle due acciaierie. A seguire, poi, agglomerato, cokerie e centrale termoelettrica[6].

Lo sforzo di acquisizione di una delle acciaierie più importanti in Europa (ad un prezzo stracciato), gli estenuanti accordi con governo e cittadinanza, il successo finale della cordata di Goldman Sachs, suggerirebbero il perseguimento di una logica che vorrebbe maggiori guadagni da maggior produzione e che mal si concilia con quanto, invece, sta accadendo: taglio netto dei lavoratori e rapida chiusura dell’impianto. Dagli 800 mila container portuali la produzione è crollata ai 6mila[7] mentre i parchi minerari sono praticamente vuoti da mesi[8].

Un comportamento senza senso se non fosse che le banche too big to fail hanno trovato il modo per ottenere rendite esclusivamente dalla speculazione finanziaria. In un sistema finanzcapitalista, di fatto, è possibile ottenere altissimi profitti non dal commercio e scambio di materie prime e loro derivati ma da un sostanziale restringimento delle attività produttive.

Il mercato delle materie prime è una autentica macchina da soldi in un contesto di ‘finanza creativa’. Una denuncia di Coca Cola ha rivelato alcune di queste logiche: in seguito alla crisi economica del 2008, Goldman Sachs ha comprato i magazzini della Metro International Trade Services per un valore di 540 milioni di dollari. La Metro possiede più di 100 magazzini in 13 diversi punti in tutto il mondo per la consegna delle merci. Qui sono stati stoccati più di un milione di tonnellate di alluminio industriale: ¼ della produzione mondiale. Solo lo stoccaggio, genera milioni di dollari di profitti. Ma Goldman Sachs è anche nel commercio dei metalli e decide i tempi e la quantità di metalli che devono essere introdotti nel mercato. La disponibilità di materia prima al contagocce determina di proposito una carenza di prodotto sul mercato provocandone un aumento del valore: si stima che nel 2010 il costo del metallo sia aumentato dai 20 ai 40 dollari in più a tonnellata arrivando ad un costo di 2.800$/T mentre delle 364.175 tonnellate di alluminio stoccato, solo 171.350T sono state distribuite sul mercato. I tempi di consegna ai clienti hanno superato di molto l’anno con il conseguente aumento dei prezzi al consumatore.

A scanso di equivoci non si intende, qui, difendere l'ulteriore esistenza dell'acciaieria che a Taranto sta creando danni economici e sanitari intollerabili quanto evidenziare alcuni aspetti della vicenda legati alla sfera finanziaria e che confliggono con gli interessi dello Stato[9] al punto che si è giunti al prevedibile ‘coinvestimento pubblico’[10] cioè ad un intervento dello Stato (noi con le nostre tasse) per far quello che dovrebbe fare la stessa Arcelor Mittal: preservare i posti di lavoro che invece si stanno inesorabilmente dimezzando.


La recente evoluzione in merito alle vicende dell’acciaieria ex-Ilva a Taranto, pongono interrogativi riguardo la direzione intrapresa dai mercati o, per rispondere all’invito del sociologo ed economista Luciano Gallino, dal sistema capitalistico ultrafinanziario dove si evidenziano i segnali di un ‘salto quantico’ sulla relazione esistente tra guadagni e quantità di materie prime disponibili e nell’arte della creazione di bolle.

“Una bolla può portare a un incremento della ricchezza (per un periodo prolungato), ma con possibili effetti negativi sul capitale produttivo ‘reale’. In effetti è facile per le economie capitaliste creare queste bolle (…) è possibile che l’aumento del rapporto patrimonio/reddito sia determinato più da un incremento del valore delle rendite che da un incremento della quantità di capitale produttivo. Quelli che hanno accesso ai mercati finanziari e possono ottenere credito dalle banche (in generale chi è già benestante) possono acquistare questi beni usandoli come garanzia. Quando la bolla decolla, decolla anche la loro ricchezza e la disuguaglianza sociale”[11].

 



[4] ArcelorMittal SA MT gets upgraded to Buy by Goldman Sachs Group, 12 giugno 2019, in: https://www.marketwatch.com/press-release/arcelormittal-sa-nysemt-gets-upgraded-to-buy-by-goldman-sachs-group-2019-06-12

[5] I fatti raccontano che Arcelor Mittal si è limitata a costruire delle coperture di grandi dimensioni in acciaio sui parchi minerari. Questo, secondo i progettisti, dovrebbe servire ad evitare la dispersione di polveri sottili durante i giorni maggiormente ventilati. Ma la bonifica è altra cosa. https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/tetto-ilva-polveri/

[9] Lo Stato è costituito dal popolo che regola la convivenza sul territorio che legittimamente occupa attraverso leggi scritte e consuetudinarie e legittimamente esercita sovranità  attraverso un ordinamento giuridico che trae origine da una storia comune. E’, in sostanza, quella istituzione di cui sono dotate tutte le nazioni democratiche che garantisce ai propri cittadini quei diritti sanciti dalla Costituzione e da ogni altra legge che interpreti nel tempo quei diritti fondamentali (sempre nell’interesse del popolo sia come gruppo che come individuo).  Parlare di popolo, nazione, sovranità non ha nulla a che vedere con populismo, nazionalismo, sovranismo che sono rappresentazioni estreme dei sostantivi da cui traggono origine e non offrono alcun contributo se non a chi ha interesse ad abbattere questi istituti in favore di un globalismo che, ad oggi, ha dimostrato di muoversi in esclusivo interesse dei ‘mercati’ e chi li governa e dunque incapace di offrire serie garanzie ai popoli del mondo.

[11] Stiglitz Joseph E., “Invertire la rotta. Disuguaglianza e crescita economica”, pg. 39, Ed. Laterza, 2018